8 marzo: quando la diversità è di natura, ma talvolta fa paura.

Attorno al focolare se ne stavano le donne
un tempo quando indossavano solo le gonne.
Mentre il marito era fuori a lavorare
il loro lavoro per lo più in casa era da fare:
lavare, tenere in ordine, cucire,
cucinare, rassettare e pulire.
Crescevano i figli come fanno le leonesse,
se bene si osserva alcune modalità sono le stesse.
Poi oltre alle cose da fare c'era tutto il resto,
rispetto ad oggi era di certo un altro contesto
dove magari sembra ora che il lato femminile
fosse soltanto un atteggiamento servile.
In realtà era un mondo ricco di emozioni,
spesso represse, nascoste e le aspirazioni
sembravano ridotte all'essere madre e moglie
confinate nelle abitazioni, entro le soglie.
Di fatto, gli angeli del focolare erano donne come noi,
anche se ci sembravano avvinte al collo da nodi scorsoi,
non libere e in una vita limitata costrette,
diverse da quelle di oggi con tacco 12 e borsette
convinte di fare ciò a cui aspira la loro mente
in nome di una parità dei sessi, concetto assai deludente.
Sì, perché il mondo di una volta si è trasformato,
attraverso cambiamenti che lo hanno rivoluzionato:
si sono fatte lotte, proteste e contestazioni
perché non solo gli uomini portassero i pantaloni.
Però come accade spesso in certe circostanze
col tempo si perde il senso che ha dato il via alle danze.
Così, in questo caso, si rischia di perdere ciò che ci distingue,
e pian piano l'anima femminile si estingue,
dal mito della parità a tutti i costi illusa,
respinta dal mondo maschile, delusa.
Si accorge che in fondo non può essere ciò che non è
e quel che invece possiede non lo trattiene a sé.
Confusa, alla ricerca della propria identità,
si chiede: "Ma che senso ha questa parità?"
L'errore, a parer mio, è stato compiuto
quando il cambiamento è diventato assoluto,
così dalla beffa al danno il passo è stato breve
e l'esser donna è diventata una condizione greve,
come cortigiana senza alcuna libertà
ha rifiutato nel complesso la sua femminilità,
viste segno di inferiorità e debolezza
la complessità emotiva e una certa dolcezza.
Per non correre il rischio di essere come streghe perseguitate
ad un modello androgino e semplificato ci si è uniformate,
credendo che andare oltre l'angolo del focolare
fosse l'unica meta a cui aspirare.
Ma in questo passaggio assai delicato,
anche se qualcosa è di certo migliorato,
si è perso in qualche modo il senso della misura
che non corrisponde all'altezza della calzatura.
La capacità di entrare in empatia e capire
è stato così qualcosa da nascondere e sminuire.
La condivisione e la vicinanza quotidiana tra donne di varie generazioni
ha lasciato il posto alla competizione per dimostrare di "avere i coglioni",
che peraltro a ben vedere nella lingua italiana e nel senso comune
non è sempre sinonimo di virtù, ma di individuo con svariate lacune.
La parità tanto ambita, ci si è scordati, è solo di diritto,
tant'è vero che di fatto non si è annullato il conflitto.
Quella tra uomo e donna è un diversità di natura
e ambire ad essere equivalenti pare proprio una forzatura.
Come donna di oggi ringrazio dunque quella contestazione
che negli anni '70 ha avuto il merito di porre l'attenzione
su temi importanti e di certo non banali,
ma non voglio che donne e uomini siamo considerati uguali.
Preferisco siano valorizzate le reciproche differenze,
che si vada più in profondità delle apparenze,
che si impari tutti a rispettare l'essere umano in quanto tale
uomo o donna che sia, come principio sociale,
perché la parità non sia illusione della medesima natura
ma un valore da difendere con una condivisa cultura.
Soltanto così credo che le naturali differenze
non saranno più all'origine di odio e violenze,
non si giudicheranno più uomo e donna
solo se indosseranno i pantaloni o la gonna.

Commenti

  1. Risposte
    1. Grazie per il commento che hai lasciato,
      in questo giorno che alle donne è dedicato.
      Che ogni donna sappia di essere speciale,
      se stessa e non un ideale.

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  2. Risposte
    1. Grazie mille del commento,
      anche soltanto una parola
      che alza il volume da zero a cento
      di una voce non più sola.

      Elimina

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