Arcobaleno

Giochiamo con le parole, un po' soltanto
mettendone ad ognuna un'altra accanto.
Cosa ti fa pensare ad esempio l'arcobaleno?
Ad un ponte percorso da un treno
che dalla terra si perde nel cielo e scompare
dopo un temporale, quando il sole riappare.
Ogni volta è un'incantevole magia
che sostituisce alla logica la fantasia.
A cosa pensi se la parola è candela?
Luce che dal buio ciò che si nasconde rivela,
verità che appare come in una sfera di cristallo
trasparente ma delicata, non è metallo
ma vetro che rispecchia sul viso di chi ascolta
cosa la zingara ci legge ogni volta.
Ma se poi la parola diventa matita?
Mi viene in mente la sensazione che tra le dita
affiora ogni volta che dalla punta esce il tratto
che come d'autostrada si articola nell'atto
di tracciare il percorso di un pensiero migrante
talvolta più retto e sicuro, altre tortuoso ed esitante.
Scrivere è gioco ardito della parola
che esce con coraggio, non si trattiene in gola.
Cascata inevitabile sgorga, come goccia scende 
ogni parola a cui ne segue altra che il suo turno attende.
È questo il gioco preferito dell'umile paroliere
che del cercare la rima fa il suo mestiere.

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